1938, 1940, 1943
Sono tre date che segnano alcuni passaggi fondamentali nella storia della discriminazione razziale in Italia, la vergogna delle leggi del 1938 rappresenta una macchia nella coscienza nazionale, con la progressiva eliminazione, all’inizio solo sociale, degli ebrei italiani dalla vita del Paese. La dichiarazione di guerra del 1940 determina un ulteriore terribile salto di qualità del regime, gli ebrei stranieri in Italia vengono reclusi in campi di detenzione o concentramento.
Spesso sono persone che hanno lasciato i loro paesi che, per sfuggire alla ben peggiore politica discriminatoria di Hitler, si erano rifugiati in Italia, come il giovane medico ebreo David Henryk Ropschitz che fu chiamato dalla questura di Genova e successivamente tradotto a Ferramonti, nella lontana Cosenza, il 6 luglio 1940.
L’operazione Avalanche che consegnerà il Sud alle truppe alleate, regalando la fine dei combattimenti e l’inizio della pace che ancora oggi faticosamente difendiamo, determina, allo stesso tempo, la più terribile delle conseguenze.
La notte tra l’otto e il nove settembre, mentre i soldati alleati prendono posto sui mezzi da sbarco, il re, che aveva sottoscritto le leggi razziali, fugge verso la Puglia per salvarsi dalla ritorsione tedesca per la resa agli alleati. Con lui dignitari, il governo e gli alti ufficiali dell’esercito, nessuno rimane ad organizzare la difesa della Nazione dai tedeschi che invece, prevedendo questo epilogo, hanno già preparato l’occupazione. Mussolini liberato dai nazisti è un prestanome nelle loro mani, non si può opporre ad alcuna loro decisione, e così iniziano le deportazioni di massa e la meticolosa applicazione della soluzione finale agli ebrei italiani.
Uno sparuto numero di feroci criminali risale la penisola per organizzare rastrellamenti e deportazioni, a cominciare dal ghetto di Roma il 16 ottobre. Seguiranno operazioni a Firenze. Genova, Milano e ovunque esista una comunità ebraica. Si organizzano i centri di Milano al Binario 21, la Risiera di San Sabba, il campo di Fossoli.
Ancora nel 1944, quando le sorti della guerra già lasciano intendere quale sarà l’epilogo la macchina nazista non si arresta fin nei territori più lontani. Rodi nelle isole del Dodecaneso, territorio italiano ai confini tra Grecia e Turchia, i nazisti riempiono la stiva di una nave di ebrei da condurre verso i forni in Germania. Tra loro un bimbo di 6 anni, Sami Modiano.
These three dates mark key turning points in the history of racial discrimination in Italy. The shame of the 1938 racial laws stands as a stain on the national conscience, marking the gradual exclusion—initially only social—of Italian Jews from the life of the country. The declaration of war in 1940 brought about an even more terrible escalation by the regime: foreign Jews in Italy were imprisoned in detention or concentration camps.
Many of them were people who had left their own countries and had taken refuge in Italy to escape Hitler’s far worse discriminatory policies—such as the young Jewish doctor David Henryk Ropschitz, who was summoned by the Genoa police headquarters and subsequently transferred to Ferramonti, in remote Cosenza, on July 6, 1940.
Operation Avalanche, which delivered Southern Italy to the Allied forces—bringing an end to fighting and the beginning of the peace we still defend with difficulty today—also triggered the most terrible of consequences.
On the night between September 8 and 9, while Allied soldiers were boarding their landing craft, the King—who had signed the racial laws—fled to Apulia to escape German retaliation for the armistice with the Allies. With him fled dignitaries, the government, and the top military commanders; no one remained to organize the defense of the nation from the Germans who, anticipating this outcome, had already prepared the occupation. Mussolini, freed by the Nazis, became merely a figurehead in their hands, unable to oppose any of their decisions, and thus began the mass deportations and the meticulous implementation of the Final Solution against Italian Jews.
A small number of ruthless criminals moved up the peninsula to organize roundups and deportations, starting with the Rome Ghetto on October 16. Operations would follow in Florence, Genoa, Milan, and everywhere a Jewish community existed. The deportation centers were organized: Milan’s Platform 21, the Risiera di San Sabba, the camp of Fossoli.
Even in 1944, when the outcome of the war was already becoming evident, the Nazi machine did not stop, reaching even the most distant territories. In Rhodes, in the Dodecanese islands—an Italian territory at the border between Greece and Turkey—the Nazis filled the hold of a ship with Jews to be taken to the crematoria in Germany. Among them was a six-year-old boy, Sami Modiano.